Di carie non ce n’è una sola: i diversi tipi.

Si parla moltissimo di carie ma solo pochi sanno che ne esistono diversi tipi. Prima di scoprire i principali, facciamo un breve riassunto di cosa intendiamo quando parliamo di carie.

Che cos’è e come si forma la carie?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la carie una malattia infettiva che genera un ammorbidimento dei tessuti duri del dente, fino a formare una cavità. Quando la lesione progredisce, raggiungendo la polpa del dente, il paziente avverte un forte dolore e problemi funzionali.

La carie si forma in seguito ad processo complesso e dinamico che ha una genesi multifattoriale: sono coinvolti l’alimentazione, i batteri e anche una personale suscettibilità del paziente.

Nella fase iniziale, la carie interessa lo strato duro del dente (parliamo dello smalto e della superficie della dentina) e qui il paziente non avverte sintomi. A volte si può essere sensibili al freddo e/o al caldo o a sostanze come lo zucchero o gli acidi.

In fase di progressione, la carie colpisce gli strati più interni della dentina fino alla polpa del dente. Ecco che allora avvertiamo un dolore intenso, pulsante e diffuso.

Se non interveniamo, la carie può andare incontro a complicanze fastidiose e pericolose (pulpite, ascesso dentale, cisti e granuloma).

Le carie in base alla posizione.

Uno dei metodi più comuni per classificare le carie è quello che prende in considerazione la loro posizione all’interno del cavo orale e la profondità con cui hanno colpito il dente. Questo tipo di “diagnosi” è importantissima per valutare correttamente la patologia, il grado d’infiammazione e per mettere in campo il trattamento più corretto. Tenendo conto della zona del cavo orale in cui si manifestano le carie dentali abbiamo i seguenti tipi:

Carie superficiale: colpisce la corona, la parte esterna del dente, quella che tritura il cibo e che è, quindi, più esposta ai ristagni di cibo e agli agenti batterici. È visibile ad occhio nudo e si presenta come una macchiolina scura.

Carie centrale: si sviluppa nella direzione inversa rispetto al classico processo carioso, dalla parte centrale del dente verso l’esterno. Con l’avanzare della lesione, le pareti della radice vengono assottigliate e distrutte dall’infezione.

Carie radicolare: si sviluppa sotto la gengiva, arrivando rapidamente ad attaccare la radice. Colpisce soprattutto le persone affette da parodontite o da altre patologie responsabili della recessione gengivale che espongono la radice a un attacco batterico diretto. Questa carie può portare molto velocemente alla distruzione del dente.

Carie cervicale: colpisce il colletto, ovvero la porzione alta del dente tra gengiva e radice, dove si accumula la placca batterica. È pericolosa perché nella zona cervicale lo smalto è meno strutturato e la lesione può progredire molto velocemente verso la polpa.

Carie interdentale o interprossimale: si sviluppa tra un dente e l’altro e progredisce senza manifestarsi fino a raggiungere una fase avanzata caratterizzata da dolori molto forti. Per individuarla serve una radiografia endorale. Per evitarla…un buon uso del filo interdentale!

Le carie secca.

La carie secca o arrestata, è quella infezione cariosa che intacca lo smalto a diversi livelli senza arrivare alla dentina. Ancora oggi non è chiaro se questa tipologia di carie venga arrestata da una reazione protettiva del dente, oppure se abbia un suo decorso estremamente lento.

Alcuni odontoiatri non intervengono, preferendo tenere costantemente sotto controllo l’evoluzione della carie, altri preferiscono curarla per evitare di farle raggiungere la polpa del dente ma anche per eliminare l’antiestetica macchia scura ben visibile sulla superficie esterna del dente.

Carie dei denti da latte o da biberon.

Anche i primissimi dentini da latte possono essere colpiti dalla carie: è la “sindrome del biberon” che colpisce una sempre maggiore percentuale di bambini di età compresa tra 1 e 3 anni. Si verifica quando i genitori lasciano nel lettino dei loro figli un biberon con latte, tisane e sostanze contenenti zuccheri che, durante la notte, quando la salivazione si riduce e non è più in grado di detergere il cavo orale, favoriscono l’insorgenza dalla carie.

Il consiglio per mantenere in salute i denti dei più piccoli è quello di lasciare solo acqua nel biberon e, dopo la poppata che accompagna la nanna, pulire le gengive ed i dentini usando una garza inumidita. Scopri di più su questo articolo se ha senso curare le carie dei denti da latte.

Le carie acute e croniche.

Questi due tipi di carie vengono classificate in base alla durata temporale della loro evoluzione. Una carie si dice acuta quando si sviluppa in un arco temporale di almeno sei mesi; è cronica quando il processo si completa nell’arco di un paio d’anni.

Esistono anche altri tipi di carie ma l’importante è ricordare sempre di non saltare la visita di controllo periodica dal dentista di fiducia, perché nelle fasi iniziali molte carie possono essere silenti e non manifestare alcun sintomo.

Al prossimo post!

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Studio Dentistico Giboli