Innesto gengivale: cos’è e quando è necessario?

Chi segue il mio blog, saprà bene ormai quanto le malattie delle gengive, in gergo tecnico parodontite, abbiano un impatto importante sulla salute orale degli italiani. Quando le gengive si ammalano possono arrossarsi, infiammarsi, sanguinare, gonfiarsi ma anche, nei casi più gravi, ritirarsi. Si verifica così il fenomeno della recessione gengivale che ho spiegato nel dettaglio in questo post.

Le cause della recessione gengivale.

Le gengive possono ritirarsi per diversi motivi. Fra i principali vi ricordo un’igiene orale mal eseguita, l’accumulo di placca e la presenza di tartaro, ma anche patologie come la parodontite, la gengivite e il diabete. Infine bisogna citare anche i fattori genetici predisponenti o la carenza di vitamina C.

Le gengive “ritirate” scoprono le radici del dente, creando una condizione orale che va ad aumentare sensibilmente il rischio di sviluppare patologie e infezioni. Se sottovalutata e non curata adeguatamente, la recessione gengivale può portare anche alla perdita del dente.

 

L’intervento di innesto gengivale.

Quando la recessione gengivale è severa, il medico dentista può valutare insieme al suo paziente la fattibilità di un intervento chirurgico di innesto che va a risanare il tessuto gengivale, ristabilendo la funzionalità della bocca e l’armonia del sorriso.

L’innesto gengivale è, a tutti gli effetti, un intervento di odontoiatria conservativa di tipo chirurgico che viene utilizzato per curare le gengive “recesse”, ovvero arretrate rispetto alla loro sede originaria.

In che cosa consiste? Durante l’intervento viene prelevata dal palato del paziente una piccola parte di tessuto sano (prelievo epitelio-connettivale) che verrà applicata nei punti in cui la gengiva si è ritirata.

 

I vantaggi dell’innesto gengivale.

Grazie a questo intervento, le parti “scoperte” vengono nuovamente coperte, ricreando così una importantissima barriera contro i batteri. Dente e gengiva sono di nuovo al sicuro, la sensibilità gengivale rientra e il sorriso può tornare a splendere il tutta la sua bellezza.

L’intervento non è complesso:

-viene effettuato con anestesia locale sull’area interessata,

-non genera dolore.

Possono insorgere complicazioni? È molto raro ma per correttezza è giusto riportare che potrebbe capitare di incorrere in dolore, gengive infiammate o sanguinanti e, nei casi più gravi, necrosi del lembo primario. Il fastidio maggiore è sicuramente legato alla ferita sul palato conseguente al prelievo.

 

Il post operazione.

Durante il processo di guarigione, va prestata attenzione soprattutto a quello che si mangia, sia per non irritare ulteriormente il palato, sia per non sforzare troppo il nuovo tessuto parodontale.

Sono raccomandati i cibi freddi e morbidi come yogurt, banane, frullati, uova, passati di verdura lasciati raffreddare, formaggi morbidi e, naturalmente, il gelato.

La zona trattata va lasciata riposare, evitando di spazzolarla o irritarla con il filo interdentale. Sarà il dentista, dopo un controllo, a decidere quando ritornare all’igiene orale normale di tutti i giorni.

In media servono circa 4 mesi affinché la guarigione dei tessuti arrivi a compimento.

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Studio Dentistico Giboli