Devitalizzazione: quando serve? Vediamoci chiaro.
Cosa succede quando un dente è cariato? Per semplificare la questione possiamo dire che abbiamo davanti due alternative. Se la carie è superficiale, si procede all’otturazione. Nel nostro studio usiamo solo compositi di moderna generazione, biocompatibili e rigorosamente metal-free. Sono bandite le vecchie amalgame in argento perché, se da un lato hanno il pregio di durare a lungo, dall’altro sono antiestetiche e possono scatenare il rilascio di sostanze non benefiche come il mercurio all’interno della nostra bocca e, a cascata, in tutto l’organismo.
Quando invece la carie è molto profonda, può arrivare a coinvolgere la polpa del dente, compromettendo anche le fibre nervose. Ahi ahi, qui son dolori! In questi casi per cercare di conservare il dente il più a lungo possibile ed evitare un’estrazione, si ricorre alla devitalizzazione, chiamata anche terapia canalare.
Questo intervento fa parte dell’edodonzia, la branca medica che si occupa nello specifico della parte interna dei denti, quella vitale per intenderci!
Grazie alle tecniche innovative disponibili oggi, possiamo conservare a lungo denti il cui nervo risulta non solo infiammato, ma anche morto. Oggi poi si usano microscopi molto potenti che permettono di riconoscere e trattare anche zone problematiche di piccolissime dimensioni.
Prima di procedere con una devitalizzazione che, ricordiamo si tratta di un intervento a tutti gli effetti, bisogna eseguire sempre un’accurata radiografia per identificare e diagnosticare al meglio anche la più piccola infiammazione della polpa dentaria.
Al prossimo post!