Infezioni ai denti, cosa fare (e cosa no).

Iniziamo dal cosa non fare: no al fai da te. Detto questo, partiamo dal principio. L’infezione ai denti può colpire sia gli adulti che i bambini ed è uno dei motivi più comuni per cui ci si rivolge al dentista. Fra i sintomi più ricorrenti ricordiamo il dolore che può diventare perfino invalidante, l’arrossamento e il gonfiore della parte.

Riconoscerla è facile ma curarla no e c’è ancora molta confusione a riguardo.

Vero o falso?

È vero che si può tamponare momentaneamente usando acqua e sale, dal potere disinfettante e drenante, mentre è falso che bisogna sempre ricorrere all’antibiotico.
È verissimo che è necessario intervenire in modo tempestivo, facendosi visitare da un medico odontoiatra, perché un’infezione mal trattata può portare a seri pericoli.
Pensate che una recente analisi pubblicata sul International Journal of Environmental Research and Public Health, illustra che su 376.940 pazienti ammessi al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma in 5 anni, ben 6.607 sono entrati in ospedale con la diagnosi di infezione di origine dentale. E dei 151 ospedalizzati, il 4% era in condizioni critiche, con sepsi.

Le cause comuni dell’infezione dentale.

Generalmente l’infezione dentale è causata da una carie che raggiunge il nervo oppure dai denti del giudizio non spuntati o spuntati solo in parte. L’infezione è la reazione che il nostro organismo mette in atto quando viene attaccato dai microbi, soprattutto batteri, che si moltiplicano all’interno dei tessuti scatenando la risposta immunitaria. Molto spesso l’infezione è caratterizzata dalla presenza di pus che si forma in seguito all’accumulo di granulociti neutrofili.

I tipi di infezione dentale.

Le infezioni più ricorrenti sono causate da stafilococchi e streptococchi e si presentano in due forme cliniche: l’ascesso e il flemmone.
L’ascesso è una raccolta di materiale purulento all’interno di una cavità neoformata o preesistente, come la pericorona di un dente oppure una cisti. L’infezione attraversa tre fasi: nei primi 3 giorni la tumefazione è molle e moderatamente dolorosa, poi diventa dura, arrossata, dolente, infine si forma il vero e proprio ascesso, caratterizzato dalla presenza di materiale denso giallastro.
Il flemmone, invece, è un’infiammazione dei tessuti che non è circoscritta solo ad un’area ma che tende a diffondersi perché le difese naturali non riescono a fermare l’aggressione batterica. Si presenta con cute arrossata, tesa e dolente e un edema importante.

Come intervenire.

Per l’ascesso localizzato serve una terapia chirurgica tempestiva che prevede l’incisione, lo svuotamento e il drenaggio dell’infezione. Nei casi più importanti, si può procedere anche con un’estrazione del dente. La terapia antibiotica è indicata solo quando il paziente è immunodepresso e quando l’ascesso tende ad allargarsi, coinvolgendo buona parte del volto, oppure quando si manifestano segni sistemici, come febbre, malessere generalizzato e linfonodi ingrossati. Questi segnali ci dicono che le difese naturali non sono sufficienti a combattere l’infezione che tende, quindi, a diventare sistemica. In questi casi il trattamento antibiotico, in aggiunta alle manovre chirurgiche, deve essere immediato e a dosaggio pieno.

In presenza di flemmoni, il trattamento è più complesso e può richiedere chirurgie multiple, terapia intensiva e diverse terapie antibiotiche.

Praticare una corretta igiene orale e farsi visitare regolarmente da un dentista, programmando insieme gli appuntamenti annuali dedicati all’igiene professionale in studio, sono le mosse più tattiche per evitare di provare in prima persona i sintomi dolorosi di un’infezione ai denti.

Qui trovate un po’ di risposte interessanti.

Al prossimo post!

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Studio Dentistico Giboli